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63 Strings – 63 Strings featuring Manomanouche

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Description

An unusual but very welcome musical raid in the world of Gypsy-Jazz. It is performed by a trio of Italian musicians very well known and appreciated in the Manouche genre. The famous American harpist Park Stickney plays with them in this original project.

Track Listing:
1. Nuages – 4:45   2. Tears – 7:29   3. Troublant Bolero – 4:48   4. Manoir de mes rêves – 7:04   5. Vecchio frack – 3:04   6. Dans le regard de Laura – 6:43   7. Blues Minor – 4:58   8. Viper’s Dream – 3:19   9. Nuages reprise – 0:47

Personnel:
Nunzio Barbieri (acoustic guitar) , Park Stickney (harp) , Luca Enipeo (acoustic guitar) , Dino Contenti (upright bass)

Linernotes:
Una inconsueta ma graditissima incursione musicale dell’etichetta FolkClub Ethnosuoni nel mondo del Gypsy-Jazz. Ne è protagonista un trio di musicisti italiani molto noti e apprezzati nel genere Manouche. Con loro, in questo originale progetto, il grande arpista statunitense Park Stickney.

Manouche

Nel panorama chitarristico europeo esiste una tradizione strumentale che ha le sue radici nella cultura dei nomadi Manouches, una delle principali famiglie zingare del continente. Una tradizione in cui la musica più autenticamente gitana, già di per sé frutto della fusione di varie culture, assorbe gli elementi ritmico armonici del jazz americano e che è stata resa nota in tutto il mondo dallo smisurato talento di Django Reinhardt. Le tendenze musicali si susseguono spesso seguendo la moda, non è questo il caso del Jazz Manouche, nato dall'incontro del Jazz americano degli Anni ‘30, dal Valzer Musette francese e dalla tradizione tzigana. Tutto questo impregnato da nomadismo zingaro e dalla contaminazione diretta delle musiche incontrate.

Questa magica fusione è avvenuta come evoluzione personale e percorso naturale di alcuni musicisti Gitani e Manouches il cui caposcuola, da tutti riconosciuto, fu il leggendario Django Reinhardt. Questo grande musicista ha saputo coniugare la libertà di espressione con il virtuosismo tzigano del fraseggio, concentrando in lui la sostanza musicale e operando una sintesi innovatrice che riassume il passato, preparando il futuro.

Oggi, a più di 50 anni dalla morte di Django Reinhardt, il Jazz Manouche continua ad evolversi, con sempre più persone che l'ascoltano, lo suonano e lo amano.

Il quartetto 63 Strings

Il quartetto 63 Strings nasce nel 2002 dall'incontro di Manomanouche (ovvero Nunzio Barbieri, Dino Contenti e Luca Enipeo) con l’arpista statunitense Park Stickney. Si tratta di musicisti di differente estrazione ma con una consolidata esperienza professionale, con l'intento di far conoscere ad un pubblico più vasto la cultura e la tradizione musicale degli zingari Manouches.

La loro intensa attività concertistica li porta a assumere e consolidare uno stile sempre più personale, ricco di contaminazioni diverse ma senza mai dimenticare l'essenza, lo spirito che li caratterizza e dal quale traggono ispirazione.

La proposta artistica dei 63 Strings è quindi caratterizzata da un personale ed originale lavoro di ricerca del suono, degli strumenti e dell'approccio musicale. Una musica basata sull'improvvisazione, aperta alle contaminazioni e derivante principalmente dalla fusione del jazz Anni '30 di Django Reinhardt, anch'egli Manouche, e il folklore zingaro.

La musica di 63 Strings è completamente realizzata con strumenti acustici: un’arpa, due chitarre tipiche del jazz manouche e un contrabbasso. E’ una musica capace di un impatto immediato sul pubblico e comprende, oltre ad una scelta di arrangiamenti di brani di Django Reinhardt, alcuni standard da lui suonati, e diversi brani originali.

Nunzio Barbieri

Chitarrista e arrangiatore, intraprende giovanissimo gli studi musicali. Un innato talento gli permetterà di iniziare prestissimo come professionista e turnista in Italia, Svizzera, Francia, Inghilterra, partecipando a diverse importanti manifestazioni musicali. La sua formazione, totalmente autodidatta, oltre che da Jimi Hendrix è stata profondamente influenzata anche dal maestro Django Reinhardt. Barbieri è un chitarrista eclettico, capace di unire grandi virtuosismi a un'espressività personalissima.

Dino Contenti

Il suo avvicinamento al contrabbasso avviene dapprima con lo studio della musica classica, successivamente l'esigenza di esprimersi attraverso l'improvvisazione lo porta alla scoperta del jazz. Comincia ad esibirsi in concerto accompagnando musicisti italiani e stranieri, tra cui Antonio Faraò, Gianni Basso, Enrico Rava, Hal Stein, Barney Kessel, Jimmy Cobb, Ray Mantilla, Tommy Campbell e molti altri. Collabora con Gianni Coscia, Claudio Fasoli e Garrison Fewell, con il quale ha partecipato al Montreux Jazz Festival del 1998 e ’99. È stato il contrabbassista del musical "A qualcuno piace caldo" con Alessandro Gasmann, Gianmarco Tognazzi e Rossana Casale.

Luca Enipeo

Chitarrista, collabora con diversi gruppi dell'area Piemontese e tiene i primi concerti a 17 anni. Dopo le prime esperienze rock e fusion degli anni giovanili, si avvicina al jazz negli anni '90 grazie alla collaborazione con diversi musicisti torinesi. Partecipa a numerosi seminari tenuti da esponenti di primo piano del jazz mondiale, tra cui Bireli Lagrène e Mandino Reinhardt.

Park Stickney

Arpista statunitense molto attivo e considerato tra i migliori nel suo genere, strettamente connesso con il jazz. Vanta una brillante carriera ed un'intensissima attività concertistica in tutto il mondo. Nel 1997 ha effettuato alcuni tour in Asia in compagnia dell'arpista Daphne Hellman e anche con il New York Harp Ensemble. Nello stesso anno ha partecipato all'International jazz & pop harp fest in Monterey, uno dei festival più importanti al mondo. Park Stickney si è inoltre esibito come solista nei più prestigiosi contesti in ogni parte del mondo.

 

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